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“Seguo con passione questa gara fin da bambino, passione che mi è
 stata tramandata da mio padre e da tutti gli amici fuoristradisti del 
club 4×4 Romagna Team.
Passione che ho cercato di coltivare in ogni occasione che avevo di andare nel deserto del Sahara.
Ogni volta cercavo di carpire i segreti della guida su sabbia, 
ma soprattutto ho imparato a rispettare il deserto e a capire come 
viverlo con profonda ammirazione.
Negli anni successivi ho iniziato il mio percorso agonistico 
nei Challenge4x4 by FiF, sono passato poi ai Rally Raid, ho fatto 
qualche Rally anche in Africa, ecc
Poi mi sono avvicinato ad R-Team e a Renato Rickler, che poco più di un anno fà mi lancia una proposta:
“La Dakar sarebbe la gara per te”
Io pensavo scherzasse ma a questo punto i fatti dimostrano il contrario!
Da quel giorno io e i miei compagni di squadra, Andrea Succi e 
Massimo Salvatore, abbiamo iniziato un percorso di preparazione e di 
avvicinamento a questa che è definita come la gara più dura al mondo!
Ci siamo preparati fisicamente, mentalmente, ci siamo allenati 
alla fatica, abbiamo fatto gare di lunga durata, corsi di meccanica 
sulla macchina,corsi di navigazione e cosa da non sottovalutare abbiamo 
vissuto in simbiosi per un anno.
Non potevamo certo rischiare di litigare dentro all’abitacolo del Raptor!
Il culmine di questa preparazione ci ha portato finalmente a 
Lima dove realizzi che stai facendo qualcosa di veramente grande. Il 
paddock è gigantesco.
Team ufficiali e privati si spartiscono il terreno in modo ordinato, è un’esplosione di colori, auto, moto, camion, ssv e quad!
Centinaia di piloti,navigatori, meccanici…
Avversari sì, ma tutti uniti dalla stessa medesima passione!
Arrivi al parco chiuso e ti parcheggiano tra Mini, Toyota e Peugeot, non vi nascondo che un pensiero tipo: “Saremo veramente all’altezza…” beh ti viene!
È il nostro momento, si sale sul palco, decido di godermi il 
calore del pubblico Peruviano rimanendo sul cassone a sventolare la 
bandiera italiana mentre in cabina lascio Andrea e Massimo.
È incredibile passare tra due ali di folla, migliaia di persone
 che ti accolgono con applausi e grida di incitamento!!! Tutti vogliono 
autografi e fotografie come a rimarcare che stiamo per fare qualcosa di 
grande!
Ora però dobbiamo iniziare a fare sul serio, il giorno 
successivo è la tappa 1, è il momento di capire se il nostro lavoro è 
servito a qualcosa, se tutto quell’immaginare era poi così distante 
dalla realtà!
Decidiamo di fare le prove generali e in una SS annunciata 
tutta sabbia mettiamo alla guida il rallysta Succi, è il meno esperto 
sulla sabbia ma così io e Max possiamo capire meglio i segreti della 
navigazione. Ne usciamo con 2 insabbiamenti, uno per uno a dire la 
verità! I giorni e soprattutto i km si susseguono, il colore della 
sabbia non è come in Africa e non riesco a prendere bene i riferimenti 
però piano piano ci si adegua, la sabbia è finissima e sempre molto 
calda quando entriamo in campo noi sulle SS, i bivacchi mi stupiscono, 
città che nascono e che poche ore dopo sono di nuovo sui camion in 
direzione della prossima tappa, l’assistenza R-Team è impeccabile.
Abbiamo le due tappe Marathon e vi assicuro anche questo aspetto 
di non avere assistenza alla fine della tappa và gestito con attenzione 
in gara.
Dopo le due marathon hanno messo la tappa di riposo che ci ha 
aiutato a riprendere fiato e a poter fare una doccia calda in albergo 
(al bivacco calda non è contemplata)!
La seconda settimana è stata la parte difficile della gara.
Le braccia veloci sul volante, il piede sull’acceleratore, la frenesia della gara, l’assetto a puntino…..non servono più a niente!
Ora conta solo la forza della mente!
Un semiasse sostituito in gara una volta, qualche problema di 
elettronica un’altra volta e il radiatore dell’acqua che si è forato a 
causa delle vibrazioni, sono alcune delle cause per cui siamo ritrovati 
sempre di notte in mezzo alle dune… lì abbiamo fatto il possibile, 
grazie all’aiuto della nostra assistenza veloce T4 abbiamo sempre 
riparato i danni e poi… poi mentre tutti si fermavano, mettevano il 
sacco a pelo sotto la macchina e aspettavano l’alba per guidare con la 
luce, noi proseguivamo ad ogni costo, sulla sabbia la guida di notte 
rende meno della metà, ma fermarsi poteva significare non arrivare entro
 il tempo regolamentare.
E sinceramente dopo un percorso così impegnativo di fermarmi a metà gara non avevo la minima intenzione! 
Tra la tappa 7e la 8 abbiamo dormito un’ora e mezza
Tra la 8 e la 9, così come tra la 9 e la 10 non abbiamo nè dormito, nè mangiato.
Abbiamo fatto una Dakar molto lontana da quella che si vede in 
televisione e che quindi anche io non mi ero immagino. Abbiamo fatto una
 Dakar dove, se trovavi uno insabbiato lo aiutavi, se un motociclista 
era fermo gli chiedevi se aveva bisogno di acqua o di benzina, abbiamo 
fatto una Dakar forse più vicina a quella che è il vero spirito della 
gara alla sua nascita , che più che una gara è una scuola di vita, forse
 un corso di sopravvivenza, ma che rimarrà sempre nei nostri cuori e…….chissà cosa potrà riservare il futuro.”
La cosa incredibile…
Dopo dieci giorni allucinanti, 5000km dove abbiamo affrontato 
dune così alte che io nemmeno pensavo esistessero, 10 giorni dove solo 
la forza della mente ti può portare avanti, dove non senti fatica, 
sonno, fame, non senti la sabbia bollente dentro la tuta o nelle scarpe…
 dieci giorni che non vedi l’ora che finiscano…
Beh arrivi al traguardo e quasi ti blocchi per un attimo, quasi
 non lo vuoi oltrepassare… perché sai che tutto questo, un attimo dopo, 
ti mancherà tremendamente.
Era l’unico modo per rimanere in gara.