Andrea SCHIUMARINI, Presidente del Club F.I.F. “4×4 Romagna Team“, da poco rientrato dal Perù dove, insieme ai compagni Andrea SUCCI e Massimo SALVATORE, supportati dall’ R- Team di Renato Rickler, ha concluso egregiamente la grande sfida della Dakar 2019, ci ha voluto raccontare come è riuscito a concretizzare il sogno di una vita.
“Seguo con passione questa gara fin da bambino, passione che mi è
stata tramandata da mio padre e da tutti gli amici fuoristradisti del
club 4×4 Romagna Team.
Passione che ho cercato di coltivare in ogni occasione che avevo di andare nel deserto del Sahara.
Ogni volta cercavo di carpire i segreti della guida su sabbia,
ma soprattutto ho imparato a rispettare il deserto e a capire come
viverlo con profonda ammirazione.
Negli anni successivi ho iniziato il mio percorso agonistico
nei Challenge4x4 by FiF, sono passato poi ai Rally Raid, ho fatto
qualche Rally anche in Africa, ecc
Poi mi sono avvicinato ad R-Team e a Renato Rickler, che poco più di un anno fà mi lancia una proposta:
“La Dakar sarebbe la gara per te”
Io pensavo scherzasse ma a questo punto i fatti dimostrano il contrario!
Da quel giorno io e i miei compagni di squadra, Andrea Succi e
Massimo Salvatore, abbiamo iniziato un percorso di preparazione e di
avvicinamento a questa che è definita come la gara più dura al mondo!
Ci siamo preparati fisicamente, mentalmente, ci siamo allenati
alla fatica, abbiamo fatto gare di lunga durata, corsi di meccanica
sulla macchina,corsi di navigazione e cosa da non sottovalutare abbiamo
vissuto in simbiosi per un anno.
Non potevamo certo rischiare di litigare dentro all’abitacolo del Raptor!
Il culmine di questa preparazione ci ha portato finalmente a
Lima dove realizzi che stai facendo qualcosa di veramente grande. Il
paddock è gigantesco.
Team ufficiali e privati si spartiscono il terreno in modo ordinato, è un’esplosione di colori, auto, moto, camion, ssv e quad!
Centinaia di piloti,navigatori, meccanici…
Avversari sì, ma tutti uniti dalla stessa medesima passione!
Arrivi al parco chiuso e ti parcheggiano tra Mini, Toyota e Peugeot, non vi nascondo che un pensiero tipo: “Saremo veramente all’altezza…” beh ti viene!
È il nostro momento, si sale sul palco, decido di godermi il
calore del pubblico Peruviano rimanendo sul cassone a sventolare la
bandiera italiana mentre in cabina lascio Andrea e Massimo.
È incredibile passare tra due ali di folla, migliaia di persone
che ti accolgono con applausi e grida di incitamento!!! Tutti vogliono
autografi e fotografie come a rimarcare che stiamo per fare qualcosa di
grande!
Ora però dobbiamo iniziare a fare sul serio, il giorno
successivo è la tappa 1, è il momento di capire se il nostro lavoro è
servito a qualcosa, se tutto quell’immaginare era poi così distante
dalla realtà!
Decidiamo di fare le prove generali e in una SS annunciata
tutta sabbia mettiamo alla guida il rallysta Succi, è il meno esperto
sulla sabbia ma così io e Max possiamo capire meglio i segreti della
navigazione. Ne usciamo con 2 insabbiamenti, uno per uno a dire la
verità! I giorni e soprattutto i km si susseguono, il colore della
sabbia non è come in Africa e non riesco a prendere bene i riferimenti
però piano piano ci si adegua, la sabbia è finissima e sempre molto
calda quando entriamo in campo noi sulle SS, i bivacchi mi stupiscono,
città che nascono e che poche ore dopo sono di nuovo sui camion in
direzione della prossima tappa, l’assistenza R-Team è impeccabile.
Abbiamo le due tappe Marathon e vi assicuro anche questo aspetto
di non avere assistenza alla fine della tappa và gestito con attenzione
in gara.
Dopo le due marathon hanno messo la tappa di riposo che ci ha
aiutato a riprendere fiato e a poter fare una doccia calda in albergo
(al bivacco calda non è contemplata)!
La seconda settimana è stata la parte difficile della gara.
Le braccia veloci sul volante, il piede sull’acceleratore, la frenesia della gara, l’assetto a puntino…..non servono più a niente!
Ora conta solo la forza della mente!
Un semiasse sostituito in gara una volta, qualche problema di
elettronica un’altra volta e il radiatore dell’acqua che si è forato a
causa delle vibrazioni, sono alcune delle cause per cui siamo ritrovati
sempre di notte in mezzo alle dune… lì abbiamo fatto il possibile,
grazie all’aiuto della nostra assistenza veloce T4 abbiamo sempre
riparato i danni e poi… poi mentre tutti si fermavano, mettevano il
sacco a pelo sotto la macchina e aspettavano l’alba per guidare con la
luce, noi proseguivamo ad ogni costo, sulla sabbia la guida di notte
rende meno della metà, ma fermarsi poteva significare non arrivare entro
il tempo regolamentare.
E sinceramente dopo un percorso così impegnativo di fermarmi a metà gara non avevo la minima intenzione!
Tra la tappa 7e la 8 abbiamo dormito un’ora e mezza
Tra la 8 e la 9, così come tra la 9 e la 10 non abbiamo nè dormito, nè mangiato.
Abbiamo fatto una Dakar molto lontana da quella che si vede in
televisione e che quindi anche io non mi ero immagino. Abbiamo fatto una
Dakar dove, se trovavi uno insabbiato lo aiutavi, se un motociclista
era fermo gli chiedevi se aveva bisogno di acqua o di benzina, abbiamo
fatto una Dakar forse più vicina a quella che è il vero spirito della
gara alla sua nascita , che più che una gara è una scuola di vita, forse
un corso di sopravvivenza, ma che rimarrà sempre nei nostri cuori e…….chissà cosa potrà riservare il futuro.”
La cosa incredibile…
Dopo dieci giorni allucinanti, 5000km dove abbiamo affrontato
dune così alte che io nemmeno pensavo esistessero, 10 giorni dove solo
la forza della mente ti può portare avanti, dove non senti fatica,
sonno, fame, non senti la sabbia bollente dentro la tuta o nelle scarpe…
dieci giorni che non vedi l’ora che finiscano…
Beh arrivi al traguardo e quasi ti blocchi per un attimo, quasi
non lo vuoi oltrepassare… perché sai che tutto questo, un attimo dopo,
ti mancherà tremendamente.
Era l’unico modo per rimanere in gara.